Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora.

Installazione site-specific realizzata dall’artista italiano Alberto Garutti per l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, in collaborazione con l’Associazione per l’Arte Contemporanea Zerynthia.


L’opera prende il suo nome dall’iscrizione incisa su una lastra di pietra della Majella, collocata nel terreno del giardino dell’Istituto. A partire dal 2004, diverse versioni della stessa opera sono state installate presso l’aeroporto di Milano-Malpensa, la stazione di Milano-Cadorna, piazza S.M. Novella a Firenze, il Lac di Lugano, la Serpentine Gallery di Londra e la biennale di Kaunas, creando ogni volta una relazione particolare con il contesto circostante. Il lavoro di Alberto Garutti si concentra infatti sulla creazione di opere permanenti in grado di innescare relazioni e connessioni tra istituzioni, sia pubbliche che private, e il tessuto sociale di ogni luogo. L’intervento si rivolge a tutti coloro che, attraversando gli spazi in cui la lastra è collocata, si fermeranno a leggere e a meditare su questo breve testo, divenuto parte integrante della pavimentazione o del suolo. In questo modo, l’opera vuole esplorare la fitta rete di relazioni che ogni persona attiva con la propria esistenza, svelando all’improvviso allo spettatore la complessità del proprio vissuto e sottolineando il valore dell’energia cinetica e potenziale racchiusa nella vita di ciascuno di noi. Ad esempio, l’opera collocata in piazza Santa Maria Novella a Firenze, invita i passanti a custodire la memoria della storia della città, ponendo l’incisione in dialogo con la lapide che nel loggiato della Leopoldina ricorda i detenuti politici deportati nei campi di concentramento nel marzo 1944. Questa costellazione di opere va dunque a costituire una sorta di mappa di infiniti viaggi, infinite esistenze, innumerevoli relazioni, e diviene metafora di una società complessa, stratificata e ubiqua, come la nostra. 

“Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora” incarna contemporaneamente un carattere di site-specificity e di ubiquità, di scala micro e macro. “Le mie opere sono progettate per essere destinate a un luogo preciso – afferma l’artista – e al tempo stesso cercano la massima dispersione. […] Urbanistica e dettaglio hanno una radice comune, e credo di poter dire che una dimensione scaturisca dall’altra e viceversa; si tratta di due differenti approcci allo spazio, che si scambiano i ruoli durante il progetto dell’opera.” (Stefano Boeri, Alberto Garutti, Hans Ulrich Obrist, in “Tre tentativi per un catalogo ragionato dell’opera di Alberto Garutti”, Kaleidoscope Press, Milano 2010) L’opera vive quindi della sua propagazione e per questo non se ne possono conoscere i limiti: è un lavoro che nella diffusione prende maggiore consistenza e si pone in contrasto con il sistema dell’arte imperante, che valorizza l’opera unica.

L’installazione site-specific si unisce alla collezione permanente di arte contemporanea italiana dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, di cui fa già parte l’opera “Astratti furori” di Felice Levini. Il progetto, finalizzato alla promozione e valorizzazione dell’arte italiana, è volto alla creazione di un parco scultoreo nel giardino antistante la sede dell’Istituto, in cui l’interazione tra l’architettura, la natura, il mutare del tempo e delle stagioni rendano la fruizione delle opere un’esperienza unica, ogni volta diversa.

L’installazione verrà presentata in via digitale, attraverso i canali social (Facebook e Instagram) dell’Istituto giovedì 10 dicembre alle ore 11:00.


Alberto Garutti, artista e docente, insegna presso lo IUAV di Venezia. È stato dal 1990 al 2013 titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Brera di Milano. Invitato a grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia nel 1990, la Biennale di Istanbul del 2001 e la Memory Marathon presso la Serpentine Gallery di Londra nel 2012, è spesso chiamato a realizzare opere pubbliche per città e musei: a Gand in Belgio per il Museo S.M.A.K. in occasione della mostra “Over the Edges” (2000), a Herford per il MARTa Museum (2003), nel 2002 a Kanazawa, in Giappone, in collaborazione con il 21st Century Museum of Contemporary Art, a Mosca nel 2011 per il Moscow Museum of Modern Art nel contesto della mostra “Impossible Community” e a Milano nel quartiere di Porta Nuova su commissione di Hines Italia nel 2012. Protagonista di varie personali in spazi privati, Garutti ha esposto in molte gallerie in Italia e all’estero tra le quali Galleria Paul Maenz a Colonia, Galleria Minini a Brescia, Magazzino d’Arte Moderna a Roma, Studio Guenzani, Galleria Marconi a Milano, Buchmann Galerie a Lugano e Berlino, Galleria Massimo de Carlo a Milano. Numerose le collettive negli spazi pubblici nelle quali Alberto Garutti ha esplorato la relazione tra arte, città e paesaggio: significativi in questo senso i casi di “Arte all’Arte” edizioni 2000 e 2005 e “Luna Park” a Villa Manin, Codroipo (2005) a cura di Francesco Bonami. Nel 2008 partecipa alla mostra “ITALICS, Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008” a Palazzo Grassi a Venezia e in seguito a Chicago, presso il Museum of Contemporary Art. Inizialmente presentata presso la Fondazione Remotti di Camogli, la sua opera Temporali è stata installata al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo a Roma nel 2009, parte del ciclo espositivo “Dialoghi con la città”, alla Triennale di Milano (2015) alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2010, al Vitra Design Museum (2013), a Palazzo Cusani nella mostra “I’ll Be There Forever” (2015) e presso la mostra “Intuition” a Palazzo Fortuny evento collaterale della Biennale di Venezia 2017.

Per maggiori informazioni : www.iiccopenaghen.esteri.it

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