LA CAFFETTIERA E PULCINELLA di RICCARDO DALISI
L’Associazione Culturale ‘Made in Puglia’ presenta: ‘La caffettiera e Pulcinella’, mostra personale di Riccardo Dalisi, a cura di Alfio Cangiani e con il coordinamento di Angela Potì. Dal 2 all’ 11 marzo 2010 presso il FORTINO DI SANT'ANTONIO ABATE, Bari.
- Ricerca sulla caffettiera napoletana 1979/1987
- Le caffettiere d’arte
- Gli acquerelli al caffè
- Le caffettiere interpretate – fotoelaborazioni di Cosmo Laera Courtesy Collezione Battista
"‘Progettare senza pensare’, propone provocatoriamente il titolo di uno dei numerosi scritti di Riccardo Dalisi: esponente dell’architettura radicale, antiaccademico e figura spiazzante rispetto alle logiche spesso troppo ‘market oriented’ delle archistars algide e inavvicinabili; designer, architetto, docente, pittore, scultore, poeta.
E’ soprattutto nella sua umanità la sua cifra speciale e distintiva, nel suo essere al di là delle logiche prefissate e delle competizioni, nel suo portare con sè la sua poesia all’interno di ogni oggetto o progetto: una poesia e un’umanità delicata, scherzosa, leggera nelle forme, quanto profonda nei rimandi e nei contenuti.
Una personalità ‘totale’, sinestetica, in grado di confrontarsi con l’industria, senza scordare il rapporto umano con le ‘sue’ botteghe e coi ‘suoi’ poveri.
Un outsider, le cui opere sono l’espressione di un unico, ininterrotto percorso creativo a molti piani e molti livelli." - Alfio Cangiani, curatore.
Bari - dal 2 all'undici marzo 2010
Riccardo Dalisi - La caffettiera e Pulcinella
FORTINO DI SANT'ANTONIO ABATE
Via Re Manfredi (70122)
Mostra personale
orario: dalle 19,30 all3 22,00
vernissage: 2 marzo 2010.
catalogo: in galleria.
curatori: Alfio Cangiani
autori: Riccardo Dalisi
genere: arte contemporanea, presentazione, personale
email: info@alfiocangiani.it
web: www.madeinpuglia.biz
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Riccardo Dalisi - Biografia
Nato a Potenza nel 1931, vive a Napoli da sempre, dove insegna presso la Facoltà di Architettura dell'Ateneo Federiciano. Artista e designer di rilievo internazionale.
I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi Musei europei e d'oltreoceano (Musèe des Art Decoratifs, Parigi; Museo di arti decorative, Groningen - Olanda; Denver Art Museum, Denver-Colorado; Museo d'Arte, Montreal - Canada; Museo della Triennale di Milano).
Nel panorama dell'arte contemporanea, spesso cupa ed angosciosa, le sue sculture rivelano un artista "che sa essere garbato ... gioioso, ilare, ironico e anche umano, fantastico, persino grottesco" (G. Dorfles). I suoi disegni sgorgano rapidi dal vivo della sua interiorità più sensibile e sembrano uscire spontaneamente dalla penna, dalla mano. Le sue opere sono il frutto di un capovolgimento del processo creativo, in cui "il progetto non è l'idea a monte del lavoro ... bensì lo sbocco, lo svelamento finale di un'attività concreta" (A. Bonito Oliva).
Dalisi usa il linguaggio come strumento di comunicazione diretta. "Non c'è una ricerca intellettuale del simbolico", precisa l'artista, " perché è l'immediatezza del sentimento che mi interessa, questa fonte del nostro sentire da cui viene l'amicizia, la simpatia, l'amore su cui si fonda la cultura".
La sua ricerca espressiva spazia, quindi, nel mitico, nell'arcaico, nel sacro. Materiali poveri (ferro, rame, ottone) sono impiegati con amorevole manualità artigianale; nell'epoca dell'elettronica e della high tech, ridona umanità e giocosa piacevolezza alle sculture, alle figure.
"Da queste materie, opportunamente lavorate, vengono alla vita dell'arte i Suonatori, i Re, i Centauri e la Sfinge, le figure della Devozione, Cristo e la Madonna, i Guerrieri. Questi materiali umili vengono trattati dall'artista con tecniche antiche e memoria sapienziale, a sottolineare lo scarto fra la loro povertà e la persistenza e vitalità di un patrimonio irrinunciabile. A indicare quella corrente che attraversa, nel profondo, animandoli, luoghi e concezioni distanti" (A. Trimarco).
Nell'arte di fine millennio, specchio dolente e terrifico della drammatica condizione del mondo contemporaneo, l'opera di Dalisi, le sue statue, i suoi disegni, le decorazioni, gli oggetti d'uso emanano messaggi di serenità e speranza, di gioia di vivere, di fiducia nelle possibilità dell'Uomo, nella religiosità da cui si genera limpida intelligenza.
- Ricerca sulla caffettiera napoletana 1979/1987
- Le caffettiere d’arte
- Gli acquerelli al caffè
- Le caffettiere interpretate – fotoelaborazioni di Cosmo Laera Courtesy Collezione Battista
"‘Progettare senza pensare’, propone provocatoriamente il titolo di uno dei numerosi scritti di Riccardo Dalisi: esponente dell’architettura radicale, antiaccademico e figura spiazzante rispetto alle logiche spesso troppo ‘market oriented’ delle archistars algide e inavvicinabili; designer, architetto, docente, pittore, scultore, poeta.
E’ soprattutto nella sua umanità la sua cifra speciale e distintiva, nel suo essere al di là delle logiche prefissate e delle competizioni, nel suo portare con sè la sua poesia all’interno di ogni oggetto o progetto: una poesia e un’umanità delicata, scherzosa, leggera nelle forme, quanto profonda nei rimandi e nei contenuti.
Una personalità ‘totale’, sinestetica, in grado di confrontarsi con l’industria, senza scordare il rapporto umano con le ‘sue’ botteghe e coi ‘suoi’ poveri.
Un outsider, le cui opere sono l’espressione di un unico, ininterrotto percorso creativo a molti piani e molti livelli." - Alfio Cangiani, curatore.
Bari - dal 2 all'undici marzo 2010
Riccardo Dalisi - La caffettiera e Pulcinella
FORTINO DI SANT'ANTONIO ABATE
Via Re Manfredi (70122)
Mostra personale
orario: dalle 19,30 all3 22,00
vernissage: 2 marzo 2010.
catalogo: in galleria.
curatori: Alfio Cangiani
autori: Riccardo Dalisi
genere: arte contemporanea, presentazione, personale
email: info@alfiocangiani.it
web: www.madeinpuglia.biz
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Riccardo Dalisi - Biografia
Nato a Potenza nel 1931, vive a Napoli da sempre, dove insegna presso la Facoltà di Architettura dell'Ateneo Federiciano. Artista e designer di rilievo internazionale.
I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi Musei europei e d'oltreoceano (Musèe des Art Decoratifs, Parigi; Museo di arti decorative, Groningen - Olanda; Denver Art Museum, Denver-Colorado; Museo d'Arte, Montreal - Canada; Museo della Triennale di Milano).
Nel panorama dell'arte contemporanea, spesso cupa ed angosciosa, le sue sculture rivelano un artista "che sa essere garbato ... gioioso, ilare, ironico e anche umano, fantastico, persino grottesco" (G. Dorfles). I suoi disegni sgorgano rapidi dal vivo della sua interiorità più sensibile e sembrano uscire spontaneamente dalla penna, dalla mano. Le sue opere sono il frutto di un capovolgimento del processo creativo, in cui "il progetto non è l'idea a monte del lavoro ... bensì lo sbocco, lo svelamento finale di un'attività concreta" (A. Bonito Oliva).
Dalisi usa il linguaggio come strumento di comunicazione diretta. "Non c'è una ricerca intellettuale del simbolico", precisa l'artista, " perché è l'immediatezza del sentimento che mi interessa, questa fonte del nostro sentire da cui viene l'amicizia, la simpatia, l'amore su cui si fonda la cultura".
La sua ricerca espressiva spazia, quindi, nel mitico, nell'arcaico, nel sacro. Materiali poveri (ferro, rame, ottone) sono impiegati con amorevole manualità artigianale; nell'epoca dell'elettronica e della high tech, ridona umanità e giocosa piacevolezza alle sculture, alle figure.
"Da queste materie, opportunamente lavorate, vengono alla vita dell'arte i Suonatori, i Re, i Centauri e la Sfinge, le figure della Devozione, Cristo e la Madonna, i Guerrieri. Questi materiali umili vengono trattati dall'artista con tecniche antiche e memoria sapienziale, a sottolineare lo scarto fra la loro povertà e la persistenza e vitalità di un patrimonio irrinunciabile. A indicare quella corrente che attraversa, nel profondo, animandoli, luoghi e concezioni distanti" (A. Trimarco).
Nell'arte di fine millennio, specchio dolente e terrifico della drammatica condizione del mondo contemporaneo, l'opera di Dalisi, le sue statue, i suoi disegni, le decorazioni, gli oggetti d'uso emanano messaggi di serenità e speranza, di gioia di vivere, di fiducia nelle possibilità dell'Uomo, nella religiosità da cui si genera limpida intelligenza.