Le figlie della fortuna di Stefania Ormas.

In questa mostra personale -presso il Barna Cafè di Barletta- Stefania Ormas ci propone una serie di ritratti dedicati al mondo femminile, rinnovando la sua personalità pittorica alla luce di una narrazione simbolica e improntata al realismo cromatico.



Diceva Simone de Beauvoir “Non si nasce donna: si diventa”. L’Essere donna nella sua più profonda connotazione ontologica è il filo conduttore della serie di ritratti di Stefania Ormas. Come questi soggetti lo siano diventati o stiano ancora cercando di diventarlo è evidentemente leggibile percorrendo con lo sguardo le singole opere e soffermandosi sui particolari, sugli atteggiamenti, le pose, gli sguardi delle protagoniste. Il kimono color viola, unico attributo che le accomuna, è l’abito fisico e interiore che le racconta e le veste come donne e che in qualche modo assurge a vero e proprio messaggio di vita, dichiarazione orgogliosa del proprio modo di essere, affermazione perentoria della propria femminilità. Esso dunque solo in apparenza rimanda alle connotazioni storico-sociali della figura della geisha: le protagoniste delle opere di Ormas infatti nulla a che vedere hanno con servilismo e sottomissione al genere maschile, sostanziati in veri e propri rituali e gesti cerimoniosi. Al contrario tutte sono diverse e misteriose icone della femminilità contemporanea accompagnate da altrettanti “attributi” – ad esempio un ventaglio, un libro, una tazzina - e rappresentano un’intera generazione di giovani figlie della fortuna alla ricerca di un proprio, personale modo di essere e mostrarsi donna nell’attualità. Eredi di quegli ideali e valori scaturiti dalla lotta di classe, dal processo di emancipazione femminile e conquista delle pari opportunità, le figure ritratte, vittime di un vero e proprio tradimento storico, oggi sono disorientate dalla connivenza dei fantasmi di un passato ormai rinnegato e un presente in cui vedono nuovamente e continuamente messa in discussione la propria femminilità. Così pur avendo ognuna una propria individualità, scaturita da esperienze personali, dalla storia della propria vita, tutte raccontano della stessa quotidiana battaglia: madri, sorelle, figlie, compagne e amanti, mentre aspettano l’arrivo di una nuova vita o la mostrano ormai con tenacia, tra sogni spezzati e desiderio di esistere in modo autonomo e libero, esprimono vividamente sulla tela il loro essere al mondo. Tutte sono giovani che avanzano con convinzione e rinvigorita sicurezza, affacciandosi verso un futuro purtroppo incerto che tuttavia non le spaventa, e che guardano con orgoglio la strada che, magari dolorosamente o coraggiosamente, intendono percorrere. A vestirle non c’è dunque solo un kimono: le figure indossano personalità e carattere, di cui gesti e pose sono espressione diretta e all’osservatore non resta che posare lo sguardo su corpi e carne, abiti fisici e, a tutto tondo, di anima e cervello.
L’artista ferma l’istantaneità di un momento e raccoglie il corpo delle donne nel primo piano ricostruendone la naturalezza dei gesti quotidiani e lasciando che lo sguardo delle protagoniste catturi la curiosità di chi le osserva. Complice una luce calda, ai limiti della sensualità, le pennellate si distendono puntuali, tratteggiando le morbide curve dei soggetti, le pieghe del kimono, esaltando il profondo portato simbolico della narrazione pittorica e, sullo sfondo, interpretano con corposità il giallo, l’arancio, il rosso, creando quasi una soffice nube aurea che avvolge e valorizza la presenza forte, certa delle giovani. Così l’artista è riuscita a dipingere il senso di una nuova conquista: nell’esercizio costante e orgoglioso della propria femminilità i soggetti ritratti riscattano il proprio Essere donna, assurgendo a protagoniste vittoriose di un presente difficile.
Ester De Rosa


BARNA CAFE'
Via Roma 63 (70051)
Barletta (BT) - dal 16 dicembre 2010 al 16 gennaio 2011

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