OTTO HOFMANN è : La poetica del Bauhaus
Mostra d'arte al Palazzo ducale di Genova fino al 14 febbraio 2010
Sono quattrocento le opere di Otto Hofmann, molte delle quali mai viste, che sono esposte a Palazzo Ducale di Genova e che saranno visibili fino al 14 febbraio 2010.
La mostra, ideata e curata da Giovanni Battista Martini ed organizzata in collaborazione col Goethe Institut di Genova , fornisce innanzi tutto un'occasione di approfondimento sugli aspetti interdisciplinari che caratterizzarono il Bauhaus e le avanguardie artistiche nel secolo scorso, e propone un percorso nel quale si intrecciano gli eventi personali dell'artista e quelli storici del Novecento: dalla nascita del nazionalsocialismo all'invasione della Russia, dalla divisione delle due Germanie alla costruzione del Muro.
Hofmann fece proprio il linguaggio della pittura astratta e ne rifiutò contemporaneamente i dogmi a favore di una costante ricerca di libertà d'espressione dall'alto valore poetico e spirituale. Nella prima delle cinque sezioni si documenta la permanenza di Hofmann al Bauhaus di cui fu uno degli artisti più importanti del gruppo e dove tenne la sua prima mostra personale negli anni '30.
La Bauhaus fu uno straordinario laboratorio della modernità: la scuola d'arti applicate venne fondata da Gropius a Weimar nel 1919, e trasferita poi a Dessau ed a Berlino, dove fu chiusa dal nazismo nel 1933.
”Gli artisti del Bauhaus, tra cui Kandinsky e Klee- riferiscono gli organizzatori di palazzo Ducale- credevano nella libertà dell'espressione artistica, nel valore educativo dell'arte e nella necessità di tradurla in forme e oggetti di uso quotidiano: da qui l'esigenza di un rapporto sempre più stretto tra progettazione e produzione, una concezione che sta alla base del moderno design”.
In esposizione ci sono disegni, olii, acquerelli, documenti, lettere, oggetti di designer, quaderni illustrati dall’artista e gli appunti delle lezioni tenute da Klee e Kandinsky. Ma anche 50 fotografie originali di molti artisti Bauhaus: László Moholy-Nagy, Lucia Moholy, Florence Henri, Walter Peterhans, Lux Feininger, Piet Zwart, Franz Roh, Greta Stern e lo stesso Hofmann.
”Per questi artisti -riferiscono ancora i curatori della mostra - c'è l'esigenza di definire la fotografia come un elemento autonomo, sia rispetto alla pittura, sia a un uso descrittivo e documentaristico. Gli artisti Bauhaus elaborarono l'immagine fotografica, creando prospettive inusuali, tagli insoliti, restituendo un'interpretazione del mondo circostante e della vita quotidiana collegata a nuovi codici visivi”.
Un poderoso catalogo di Electa Edizioni contiene le riproduzioni di gran parte delle opere in mostra, apparati bio-bibliografici, una introduzione di Giovanni Battista Martini, testi critici di Fulvio Cervini (Università di Firenze), Matteo Fochessati ( Conservatore della Wolfsoniana di Genova), Markus Krause ( Storico dell’Arte), Lutz Schöbe ( Conservatore della Stiftung Bauhaus di Dessau), Erik Stephan (Conservatore del Kunstsammlung und Galerie im Stadtmuseum-Städtische Museen di Jena).
Sono quattrocento le opere di Otto Hofmann, molte delle quali mai viste, che sono esposte a Palazzo Ducale di Genova e che saranno visibili fino al 14 febbraio 2010.
La mostra, ideata e curata da Giovanni Battista Martini ed organizzata in collaborazione col Goethe Institut di Genova , fornisce innanzi tutto un'occasione di approfondimento sugli aspetti interdisciplinari che caratterizzarono il Bauhaus e le avanguardie artistiche nel secolo scorso, e propone un percorso nel quale si intrecciano gli eventi personali dell'artista e quelli storici del Novecento: dalla nascita del nazionalsocialismo all'invasione della Russia, dalla divisione delle due Germanie alla costruzione del Muro.
Hofmann fece proprio il linguaggio della pittura astratta e ne rifiutò contemporaneamente i dogmi a favore di una costante ricerca di libertà d'espressione dall'alto valore poetico e spirituale. Nella prima delle cinque sezioni si documenta la permanenza di Hofmann al Bauhaus di cui fu uno degli artisti più importanti del gruppo e dove tenne la sua prima mostra personale negli anni '30.
La Bauhaus fu uno straordinario laboratorio della modernità: la scuola d'arti applicate venne fondata da Gropius a Weimar nel 1919, e trasferita poi a Dessau ed a Berlino, dove fu chiusa dal nazismo nel 1933.
”Gli artisti del Bauhaus, tra cui Kandinsky e Klee- riferiscono gli organizzatori di palazzo Ducale- credevano nella libertà dell'espressione artistica, nel valore educativo dell'arte e nella necessità di tradurla in forme e oggetti di uso quotidiano: da qui l'esigenza di un rapporto sempre più stretto tra progettazione e produzione, una concezione che sta alla base del moderno design”.
In esposizione ci sono disegni, olii, acquerelli, documenti, lettere, oggetti di designer, quaderni illustrati dall’artista e gli appunti delle lezioni tenute da Klee e Kandinsky. Ma anche 50 fotografie originali di molti artisti Bauhaus: László Moholy-Nagy, Lucia Moholy, Florence Henri, Walter Peterhans, Lux Feininger, Piet Zwart, Franz Roh, Greta Stern e lo stesso Hofmann.
”Per questi artisti -riferiscono ancora i curatori della mostra - c'è l'esigenza di definire la fotografia come un elemento autonomo, sia rispetto alla pittura, sia a un uso descrittivo e documentaristico. Gli artisti Bauhaus elaborarono l'immagine fotografica, creando prospettive inusuali, tagli insoliti, restituendo un'interpretazione del mondo circostante e della vita quotidiana collegata a nuovi codici visivi”.
Un poderoso catalogo di Electa Edizioni contiene le riproduzioni di gran parte delle opere in mostra, apparati bio-bibliografici, una introduzione di Giovanni Battista Martini, testi critici di Fulvio Cervini (Università di Firenze), Matteo Fochessati ( Conservatore della Wolfsoniana di Genova), Markus Krause ( Storico dell’Arte), Lutz Schöbe ( Conservatore della Stiftung Bauhaus di Dessau), Erik Stephan (Conservatore del Kunstsammlung und Galerie im Stadtmuseum-Städtische Museen di Jena).