AL PRIMO PIANO LIVINGALLERY : ANIMA MUNDI
Fra poche ore , a Lecce, nello spazio espositivo del "PRIMO PIANO LIVINGALLERY", in viale Guglielmo Marconi, sarà inaugurata la mostra internazionale d'arte contemporanea "ANIMA MUNDI". Alla rassegna - curata da Dores Sacquegna e che potrà essere visitata fino al 10 dicembre - partecipano con le loro opere gli artisti : Corrie Ancone’ (Australia), Janine Biunno(Usa), Juanca(Francia), Simone Chiorri (Perugia), Paolo Consorti (San Benedetto Del Tronto), Alvaro Escriche(Spagna), Alexandra De Pinho Ferreira (Portogallo), Roberta Fanti (Torino), David Harker (Uk), Dario Manco (Lecce), Jasnica Klara Matic (Croazia),khrister Paleologos (Svezia), Madeleine Strindberg (Uk), Annalisa Silingardi (Modena), Urh Sobocan (Slovenia), Irma Michaela Szalkay (Austria), Ricardo Villagran (Messico), Monte Wright (Canada), Joo Yeon Judy Yang (Usa).
La definizione Anima Mundi, sta a significare l’Anima del mondo, la natura nella sua totalità e il principio unificante, da cui prendono forma i singoli organismi. Platone fu tra i primi a parlare di “anima del mondo”, ereditando questo concetto da tradizioni orientali, orfiche e pitagoriche. Per il filosofo, il mondo è una specie di grande animale, la cui vitalità è supportata dall’anima. Nei secoli passati, il concetto ha trovato un corrispettivo nel logos, cioè nell’anima contaminata dalla materia, legato a concetti magici, alchemici ed ermetici, nell’astrologia e nell’oroscopo e soprattutto nella concordanza, tra eventi celesti ed eventi terreni, in quanto espressioni di un medesimo principio vitale. Da Schelling a Schopenhauer, da Bergson a Carl Jung, il concetto di anima del mondo si è ampliato, seguendo il parametro dell’Âtman o dell’Ego, cioè il principio del Sé individuale e interiore, così come, ancora oggi, avviene nelle religioni orientali e simboleggia l’unione del dualismo cosmico dello yin e dello yang, secondo una visione armonica ed organica dell’universo.
Una testimonianza importante è la Divina Commedia di Dante Alighieri, un poema tra i più interessanti della letteratura medioevale. Diviso in tre parti chiamate “cantiche” (Inferno, Purgatorio e Paradiso), narra il viaggio del poeta, attraverso i tre regni ultraterreni, con l’obbiettivo finale di arrivare al cospetto di Dio.
La struttura testuale della Commedia coincide con la rappresentazione cosmologica dell’immaginario medioevale. Il viaggio all’Inferno e sul monte del Purgatorio, rappresentano, infatti, l’attraversamento dell’intero pianeta, concepito come una sfera, dalle sue profondità, alle regioni più elevate, mentre il Paradiso è una rappresentazione simbolica e visuale del cosmo di tolemaica memoria. Dante aggiunge una sua visione personale, universale, sotto l’aspetto di redenzione dell’umanità, ma anche redenzione del poeta, dopo un periodo di traviamento (selva oscura), redenzione politica e redenzione religiosa. Parafrasando la Divina Commedia, alcuni artisti in mostra hanno concepito le proprie opere, seguendo alcuni passi del poema.
La francese Juanca, ha realizzato due opere pittoriche, mettendo a confronto l’Inferno e il Paradiso, distinguendole non solo nella campitura di colore (rossa la prima, blu la seconda), ma anche nella grafica. L’inferno è una roccia, dalle cui crepe, si sprofonda in un posto buio e caldo, mentre il Paradiso è stato identificato come un’isola circondata da un oceano, il colore blu, tra le sue qualità, viene associato anche alla serenità, alla pace, mentre il rosso, alla passione, al dolore, etc.
Il sanbenedettese Paolo Consorti si ispira alla divina commedia nella sua produzione nel trattare la natura umana e il peccato, in un connubio visivo straordinario dove l’arte classica si unisce all’arte contemporanea. Nella video performance, “Inside the secret things”, l’artista è regista e sceneggiatore, ricrea un set cinematografico, rappresentando il terzo canto dell’inferno dantesco con uno sguardo sofferto sull’umanità di oggi. Dall’inferno al Paradiso, dai peccati alle espiazioni, si alternano una serie di opere, che ci accompagnano in questo viaggio straordinario, nell’anima mundi.
Alexandra De Pinho Ferreira, portoghese, ha scelto il passo dove Dante incontra Beatrice che lo condurrà nel Paradiso. Ella ha rappresentato il percorso o labirinto con una ragnatela (tipo gioco dell’oca), al cui centro, una lampada da minatori spenta, dove riecheggiano le parole di Beatrice e successivamente una lampada accesa che rappresenta il percorso giusto, dove il poeta è vicino a Dio Di grande impatto visivo, l’installazione “De Profundis” della torinese Roberta Fanti, che presenta tre elementi che ripercorrono tutta la sua produzione e il suo concept di lavoro: un corpo nudo e incatenato, che rappresenta la sofferenza, come espiazione dei peccati, la rosa rossa, come simbolo del peccato, ma anche dell’amore, una scatola luminosa (light box), con la scritta in latino, che rappresenta la regola, il passaggio, la tomba o la vita oltre la morte. Elementi che giocano su chiavi di lettura differenti e che muovono concetti di dualità, tra passione e piacere, tra sacro e profano, tra antico e moderno, tra la stessa dualità e l’unità. Sui sette peccati, si muove il pugliese Dario Manco, presente in mostra con le prime tre fotografie che alludono all’Ira, alla Gola, alla Superbia. Un lavoro grafico, che ricorda la produzione pittorica del bianco e nero nella serie “oltre il muro” e “identità”. L’artista affonda in un bianco spiazzante, i nostri peccati più infimi, più cattivi, ponendo l’accento in pochi punti di colore rosso, mentre le figure, come antiche fotografie, si alternano dal bianco al nero. Il bianco funge da non colore, da passaggio, da redenzione, dà la possibilità di osservare e di comprendere. La Commedia narra di angeli guida e di custodi del regno degli inferi; la figura dell’angelo attraversa numerose religioni e dottrine.
Jasnica Klara Matic, rappresenta con una pittura lirica e luminosa, i custodi del bene e del male. Quello di Dante è un viaggio nella sua coscienza, un dialogo muto, tra il mondo terreno e quello ultraterreno. “Visibile parlare”, è il titolo del video della modenese Annalisa Silingardi, che in maniera ludica, propone un dialogo per immagini. Sempre sulla dualità, tra bene e male, le opere informali dell’austriaca Irma Michaela Szalkay, che pone l’accento su più livelli di percezione, unendo con armonia mito e filosofia. Infine, l’Amore vince su tutto, nelle pitture digitali del messicano Ricardo Villagran, che anch’egli, come Consorti, ama unire il concetto e l’aspetto classico con quello contemporaneo, in tableau dai grandi effetti visivi.
Secondo il filologo tedesco Erich Auerbach, la Commedia è profondamente innovativa, perché tende ad una rappresentazione ampia e drammatica della realtà. L’inferno di oggi non è certamente il girone dei dannati, che bruciano nelle fiamme eterne, ma senz’altro lo si può associare alle calamità, alle guerre, all’eterna lotta tra religioni e stati, all’ambiente contaminato, alle violenze, etc.
Anima Mundi è, appunto, l’anima del mondo, una cassa di risonanza di tutte le nostre emozioni, del modo in cui ci rapportiamo alla natura o alle scelte di vita. Certamente, riscoprendo l’antico rapporto zen con la natura e la mitologia, presente nelle opere fotografiche dell’olandese Corrie Anconé, (emigrata in Australia nel 1953), forse possiamo comprendere meglio la nostra natura di esseri umani che abitano questo mondo e che sono solo di passaggio e lasciano ai posteri un nuovo modo di rapportarsi ai luoghi, come suggerisce l’americana Janine Biunno nelle sue litografie della serie “commerce”, o riflettendo sulla nostra identità ”geneticamente modificata”, nella visione del perugino Simone Chiorri o ancora, riflettere sui concetti di cultura e immigrazione, come ci suggerisce lo spagnolo Alvaro Escrische con i suoi origami, per non cadere nella desolazione, nel limbo dell’incertezza, nel percorso senza meta dei disegni di “Sky and Earth”, dell’inglese David Harker.
“Subway” è il titolo dell’installazione della svedese Krister Paleologos, il cui nome “paleo logos”, ci spinge nei luoghi più profondi, oggi le metropolitane, dove l’artista scrive e disegna il passaggio della gente, delle soste, delle attese, della velocità e del caos.
In maniera pop, l’inglese Madeleine Strindberg, racconta, per immagini, i conflitti bellici dei paesi orientali e richiama bambini-ratti che cavalcano muli su distese desolate, circondati da carri armati, bombe anti-uomo e radiazioni.
Oggi, molti artisti guardano al sociale, perché le differenze sociali e culturali sono ancora più evidenti che nel passato.
Per lo sloveno Urh Sobocan, il mondo, dovrebbe costantemente guardare al passato, perché l’innovazione esiste se non c’è abuso delle cose che la tradizione ci ha insegnato.
Egli realizza, infatti, l’opera “survive” con l’antico mestiere del cucito, che non lascia spazio alla riproduzione fotomeccanica, ma che crea un’interrelazione, tra manualità ed arte, tra artista e spazio circostante.
Con “Behind the mask”, il canadese Monte Wright realizza una serie di fotografie digitali, ricollegandosi al mito della maschera, utilizzata in tempi remoti, come mezzo di comunicazione tra gli uomini e gli dèi mentre in tempi moderni nelle rappresentazioni teatrali o nelle feste popolari, come il Carnevale.
Ed infine, sul rapporto tra natura e architettura organica, le opere di pittura e grafica d’arte della coreana Joo Yeon Judy Yang - recentemente trasferita a New York - nel suo lavoro, si riconoscono le differenze, tra cultura d’origine e cultura acquisita.
La definizione Anima Mundi, sta a significare l’Anima del mondo, la natura nella sua totalità e il principio unificante, da cui prendono forma i singoli organismi. Platone fu tra i primi a parlare di “anima del mondo”, ereditando questo concetto da tradizioni orientali, orfiche e pitagoriche. Per il filosofo, il mondo è una specie di grande animale, la cui vitalità è supportata dall’anima. Nei secoli passati, il concetto ha trovato un corrispettivo nel logos, cioè nell’anima contaminata dalla materia, legato a concetti magici, alchemici ed ermetici, nell’astrologia e nell’oroscopo e soprattutto nella concordanza, tra eventi celesti ed eventi terreni, in quanto espressioni di un medesimo principio vitale. Da Schelling a Schopenhauer, da Bergson a Carl Jung, il concetto di anima del mondo si è ampliato, seguendo il parametro dell’Âtman o dell’Ego, cioè il principio del Sé individuale e interiore, così come, ancora oggi, avviene nelle religioni orientali e simboleggia l’unione del dualismo cosmico dello yin e dello yang, secondo una visione armonica ed organica dell’universo.
Una testimonianza importante è la Divina Commedia di Dante Alighieri, un poema tra i più interessanti della letteratura medioevale. Diviso in tre parti chiamate “cantiche” (Inferno, Purgatorio e Paradiso), narra il viaggio del poeta, attraverso i tre regni ultraterreni, con l’obbiettivo finale di arrivare al cospetto di Dio.
La struttura testuale della Commedia coincide con la rappresentazione cosmologica dell’immaginario medioevale. Il viaggio all’Inferno e sul monte del Purgatorio, rappresentano, infatti, l’attraversamento dell’intero pianeta, concepito come una sfera, dalle sue profondità, alle regioni più elevate, mentre il Paradiso è una rappresentazione simbolica e visuale del cosmo di tolemaica memoria. Dante aggiunge una sua visione personale, universale, sotto l’aspetto di redenzione dell’umanità, ma anche redenzione del poeta, dopo un periodo di traviamento (selva oscura), redenzione politica e redenzione religiosa. Parafrasando la Divina Commedia, alcuni artisti in mostra hanno concepito le proprie opere, seguendo alcuni passi del poema.
La francese Juanca, ha realizzato due opere pittoriche, mettendo a confronto l’Inferno e il Paradiso, distinguendole non solo nella campitura di colore (rossa la prima, blu la seconda), ma anche nella grafica. L’inferno è una roccia, dalle cui crepe, si sprofonda in un posto buio e caldo, mentre il Paradiso è stato identificato come un’isola circondata da un oceano, il colore blu, tra le sue qualità, viene associato anche alla serenità, alla pace, mentre il rosso, alla passione, al dolore, etc.
Il sanbenedettese Paolo Consorti si ispira alla divina commedia nella sua produzione nel trattare la natura umana e il peccato, in un connubio visivo straordinario dove l’arte classica si unisce all’arte contemporanea. Nella video performance, “Inside the secret things”, l’artista è regista e sceneggiatore, ricrea un set cinematografico, rappresentando il terzo canto dell’inferno dantesco con uno sguardo sofferto sull’umanità di oggi. Dall’inferno al Paradiso, dai peccati alle espiazioni, si alternano una serie di opere, che ci accompagnano in questo viaggio straordinario, nell’anima mundi.
Alexandra De Pinho Ferreira, portoghese, ha scelto il passo dove Dante incontra Beatrice che lo condurrà nel Paradiso. Ella ha rappresentato il percorso o labirinto con una ragnatela (tipo gioco dell’oca), al cui centro, una lampada da minatori spenta, dove riecheggiano le parole di Beatrice e successivamente una lampada accesa che rappresenta il percorso giusto, dove il poeta è vicino a Dio Di grande impatto visivo, l’installazione “De Profundis” della torinese Roberta Fanti, che presenta tre elementi che ripercorrono tutta la sua produzione e il suo concept di lavoro: un corpo nudo e incatenato, che rappresenta la sofferenza, come espiazione dei peccati, la rosa rossa, come simbolo del peccato, ma anche dell’amore, una scatola luminosa (light box), con la scritta in latino, che rappresenta la regola, il passaggio, la tomba o la vita oltre la morte. Elementi che giocano su chiavi di lettura differenti e che muovono concetti di dualità, tra passione e piacere, tra sacro e profano, tra antico e moderno, tra la stessa dualità e l’unità. Sui sette peccati, si muove il pugliese Dario Manco, presente in mostra con le prime tre fotografie che alludono all’Ira, alla Gola, alla Superbia. Un lavoro grafico, che ricorda la produzione pittorica del bianco e nero nella serie “oltre il muro” e “identità”. L’artista affonda in un bianco spiazzante, i nostri peccati più infimi, più cattivi, ponendo l’accento in pochi punti di colore rosso, mentre le figure, come antiche fotografie, si alternano dal bianco al nero. Il bianco funge da non colore, da passaggio, da redenzione, dà la possibilità di osservare e di comprendere. La Commedia narra di angeli guida e di custodi del regno degli inferi; la figura dell’angelo attraversa numerose religioni e dottrine.
Jasnica Klara Matic, rappresenta con una pittura lirica e luminosa, i custodi del bene e del male. Quello di Dante è un viaggio nella sua coscienza, un dialogo muto, tra il mondo terreno e quello ultraterreno. “Visibile parlare”, è il titolo del video della modenese Annalisa Silingardi, che in maniera ludica, propone un dialogo per immagini. Sempre sulla dualità, tra bene e male, le opere informali dell’austriaca Irma Michaela Szalkay, che pone l’accento su più livelli di percezione, unendo con armonia mito e filosofia. Infine, l’Amore vince su tutto, nelle pitture digitali del messicano Ricardo Villagran, che anch’egli, come Consorti, ama unire il concetto e l’aspetto classico con quello contemporaneo, in tableau dai grandi effetti visivi.
Secondo il filologo tedesco Erich Auerbach, la Commedia è profondamente innovativa, perché tende ad una rappresentazione ampia e drammatica della realtà. L’inferno di oggi non è certamente il girone dei dannati, che bruciano nelle fiamme eterne, ma senz’altro lo si può associare alle calamità, alle guerre, all’eterna lotta tra religioni e stati, all’ambiente contaminato, alle violenze, etc.
Anima Mundi è, appunto, l’anima del mondo, una cassa di risonanza di tutte le nostre emozioni, del modo in cui ci rapportiamo alla natura o alle scelte di vita. Certamente, riscoprendo l’antico rapporto zen con la natura e la mitologia, presente nelle opere fotografiche dell’olandese Corrie Anconé, (emigrata in Australia nel 1953), forse possiamo comprendere meglio la nostra natura di esseri umani che abitano questo mondo e che sono solo di passaggio e lasciano ai posteri un nuovo modo di rapportarsi ai luoghi, come suggerisce l’americana Janine Biunno nelle sue litografie della serie “commerce”, o riflettendo sulla nostra identità ”geneticamente modificata”, nella visione del perugino Simone Chiorri o ancora, riflettere sui concetti di cultura e immigrazione, come ci suggerisce lo spagnolo Alvaro Escrische con i suoi origami, per non cadere nella desolazione, nel limbo dell’incertezza, nel percorso senza meta dei disegni di “Sky and Earth”, dell’inglese David Harker.
“Subway” è il titolo dell’installazione della svedese Krister Paleologos, il cui nome “paleo logos”, ci spinge nei luoghi più profondi, oggi le metropolitane, dove l’artista scrive e disegna il passaggio della gente, delle soste, delle attese, della velocità e del caos.
In maniera pop, l’inglese Madeleine Strindberg, racconta, per immagini, i conflitti bellici dei paesi orientali e richiama bambini-ratti che cavalcano muli su distese desolate, circondati da carri armati, bombe anti-uomo e radiazioni.
Oggi, molti artisti guardano al sociale, perché le differenze sociali e culturali sono ancora più evidenti che nel passato.
Per lo sloveno Urh Sobocan, il mondo, dovrebbe costantemente guardare al passato, perché l’innovazione esiste se non c’è abuso delle cose che la tradizione ci ha insegnato.
Egli realizza, infatti, l’opera “survive” con l’antico mestiere del cucito, che non lascia spazio alla riproduzione fotomeccanica, ma che crea un’interrelazione, tra manualità ed arte, tra artista e spazio circostante.
Con “Behind the mask”, il canadese Monte Wright realizza una serie di fotografie digitali, ricollegandosi al mito della maschera, utilizzata in tempi remoti, come mezzo di comunicazione tra gli uomini e gli dèi mentre in tempi moderni nelle rappresentazioni teatrali o nelle feste popolari, come il Carnevale.
Ed infine, sul rapporto tra natura e architettura organica, le opere di pittura e grafica d’arte della coreana Joo Yeon Judy Yang - recentemente trasferita a New York - nel suo lavoro, si riconoscono le differenze, tra cultura d’origine e cultura acquisita.