Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane.
Due dei più importanti capolavori di Peter Paul Rubens, indiscusso capofila del Seicento fiammingo, arrivano dall’Italia in Spagna: Ercole nel giardino delle Hesperides e Deyanira tentata dalla Furia. Le due grandi tele conservate presso i Musei Reali di Torino - Galleria Sabauda saranno esposti nel Palazzo di Lebrija di Siviglia dal 4 aprile al 22 settembre in una mostra intitolata Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane.
La mostra rientra in un più ampio progetto dal titolo “Capolavori dalle Collezioni italiane” che prevede di portare d’ora in poi diversi capolavori, provenienti dai più importanti musei italiani, nella splendida cornice della casa museo Palacio de Lebrija, tracciando ogni volta un fil rouge con i prestigiosi reperti ivi conservati.
L’esposizione propone un raffronto diretto tra le opere provenienti dall’Italia e i mosaici e le sculture della collezione unica del Palazzo sivigliano: Ercole e Deianira saranno i protagonisti di un aperto dialogo con le figure mitologiche che popolano le decorazioni musive, gli arabeschi del patio e i busti marmorei di ispirazione classica greco-romana conservati nel Museo.
Studioso e umanista dall’intelletto vorace, Rubens è vicino alla Spagna per l’amicizia con l’altro grande pittore barocco Diego de Velázquez e per aver servito tra le corti europee anche quella spagnola. Le due punte di diamante della sua produzione artistica che saranno esposte a Siviglia raccontano due diversi episodi delle storie di Ercole.
Nelle prima imponente tela - 2,46 x 1,68 metri - l’eroe è raffigurato nel momento in cui, dopo aver ucciso il serpente guardiano Ladone, raccoglie dall’albero i pomi d’oro che erano custoditi nel giardino delle Esperidi, cioè i frutti che avrebbero dato compimento alla sua undicesima fatica. Con il braccio destro egli si appoggia al bastone ligneo da lui stesso costruito per affrontare la prima fatica contro il leone di Nemea, di cui indossa la pelle che lo avvolge e che, insieme alla clava, divenne il suo principale attributo. Ercole calpesta vittoriosamente la testa del feroce serpente che giace esangue ai suoi piedi, mentre ha ancora la zampa avvinghiata alla clava, nell’ultimo disperato tentativo di resistere alla forza sovrumana del semidio.
Nel secondo maestoso dipinto - 2,45 x 1,68 metri - Deianira, sposa di Ercole (che ricorda le fattezze della seconda moglie di Rubens, Hélène Fourment) è rappresentata mentre alza lo sguardo verso l’alto prestando attenzione alle parole che le bisbiglia la Furia, dea della vendetta con i capelli di serpente che, piegandosi verso di lei, le offre la tunica bagnata dal sangue del centauro Nesso. Non sospettando che il sangue fosse avvelenato, ma credendolo invece una pozione amorosa che le avrebbe fatto riconquistare l’amore del marito, invaghitosi della bella Iole, Deianira offrirà successivamente il manto in dono a Ercole, provocandone la morte atroce e uccidendosi a sua volta per il rimorso.
L’inestimabile valore artistico dei tesori custoditi nel Palazzo de Lebrija si arricchisce con queste due grandi opere: e chi, se non proprio Rubens, definito “L’Omero della pittura” da Eugéne Delacroix, poteva adempiere al meglio a tracciare un fil rouge con i prestigiosi reperti ricchi di spunti mitologici conservati a Siviglia?
La mostra Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale e realizzata da Poema, Comediarting e Arthemisia, con il patrocinio del Comune di Siviglia.
Curata da Anna Maria Bava, Direttore della Galleria Sabauda di Torino con la collaborazione di Cristina Carrillo de Albornoz de Fisac, l’esposizione è ospitata nel Museo Palacio de la Condesa de Lebrija dal 4 aprile fino al 22 settembre.
Afferma Don Emmanuele F. M. Emanuele di Villabianca, Barone di Culcasi, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, che promuove la mostra: “ Sono davvero lieto di aver contribuito a portare a Siviglia, splendida città di un Paese, la Spagna, che particolarmente amo, queste due importanti opere di Pieter Paul Rubens, provenienti dai Musei Reali di Torino, le quali trovano oggi un’ideale collocazione nello splendido Palacio de la Condesa de Lebrija. I dipinti, datati 1638, assai significativi anche per il loro contenuto filosofico, morale e allegorico, che supera quello immediato di semplice narrazione di gesta eroiche, appartengono all’ultimo periodo di vita di Rubens, pittore assai prolifico, che soggiornò e lavorò a lungo sia in Spagna (soprattutto a Madrid) sia in Italia, in particolare a Firenze, Genova e Roma. Egli si qualifica come l’indiscusso capofila del Seicento fiammingo, caratterizzato, appunto, da una spinta italianeggiante e classicheggiante, e non a caso fu tra i primi artisti a contribuire in Italia allo sviluppo dell’arte barocca, così distante dalla pittura tipica olandese, i cui soggetti privilegiati erano invece le scene di vita quotidiana della nuova borghesia dei centri urbani: un’arte dalla forte connotazione civile cui nel 2008 ho dedicato, a Palazzo Cipolla a Roma, la grande mostra “Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ’600.”
L’inestimabile valore artistico dei tesori custoditi nel Palazzo de Lebrija si arricchisce con queste due grandi opere: e chi, se non proprio Rubens, definito “L’Omero della pittura” da Eugéne Delacroix, poteva adempiere al meglio a tracciare un fil rouge con i prestigiosi reperti ricchi di spunti mitologici conservati a Siviglia?
La mostra Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale e realizzata da Poema, Comediarting e Arthemisia, con il patrocinio del Comune di Siviglia.
Curata da Anna Maria Bava, Direttore della Galleria Sabauda di Torino con la collaborazione di Cristina Carrillo de Albornoz de Fisac, l’esposizione è ospitata nel Museo Palacio de la Condesa de Lebrija dal 4 aprile fino al 22 settembre.
Afferma Don Emmanuele F. M. Emanuele di Villabianca, Barone di Culcasi, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, che promuove la mostra: “ Sono davvero lieto di aver contribuito a portare a Siviglia, splendida città di un Paese, la Spagna, che particolarmente amo, queste due importanti opere di Pieter Paul Rubens, provenienti dai Musei Reali di Torino, le quali trovano oggi un’ideale collocazione nello splendido Palacio de la Condesa de Lebrija. I dipinti, datati 1638, assai significativi anche per il loro contenuto filosofico, morale e allegorico, che supera quello immediato di semplice narrazione di gesta eroiche, appartengono all’ultimo periodo di vita di Rubens, pittore assai prolifico, che soggiornò e lavorò a lungo sia in Spagna (soprattutto a Madrid) sia in Italia, in particolare a Firenze, Genova e Roma. Egli si qualifica come l’indiscusso capofila del Seicento fiammingo, caratterizzato, appunto, da una spinta italianeggiante e classicheggiante, e non a caso fu tra i primi artisti a contribuire in Italia allo sviluppo dell’arte barocca, così distante dalla pittura tipica olandese, i cui soggetti privilegiati erano invece le scene di vita quotidiana della nuova borghesia dei centri urbani: un’arte dalla forte connotazione civile cui nel 2008 ho dedicato, a Palazzo Cipolla a Roma, la grande mostra “Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ’600.”
Info e prenotazioni
www.eventbrite.com
Sitio web
www.rubensensevilla.com