AL BLUORG : RACCOMANDABILI Sez.A
Presso l'Associazione Culturale Galleria BLUORG a Bari è in corso (e fino al 23 maggio) la mostra d'arte contemporanea "Raccomandabili Sez. A" . La rassegna , voluta fortemente da Giuseppe Bellini, riunisce le opere di tre affermati artisti pugliesi (Giulio De Mitri, Iginio Iurilli e Giuseppe Sylos Labini) , a quelle di tre giovani emergenti (Valentina Chiffi, Susana Serpas Soriano e Patrizia Piccinni) in un intenso e colorito percorso di crescita e di dialogo intergenerazionale.Il progetto intende evidenziare un percorso alternativo, chiarendo apertamente un modus operandi ben noto anche al mondo dell'arte, portandolo però alla luce come un possibile metodo dimostrativo ; se , come si dice , i fini giustificano i mezzi, allora ben vengano le "Raccomandazioni" che comunque producono positive e fruttuose sinergie generazionali.
Dal catalogo della Mostra , di seguito il testo curato da Giustina Coda.
"Sei artisti che si incontrano con modalità espressive estranee le une alle altre, in un felice senso del confronto, del dialogo di esperienze diverse in cui la forza artistica e intellettuale già sedimentata dei tre veterani si coniuga con l'energia sperimentale delle giovani reclute.
Giulio De Mitri conserva e protegge in teche vitali una liquidità di colore, materia e luce. Artista dell'operare raffinato e complesso, con linguaggio fortemente autonomo e sapiente, declina vita di natura mitica e reale spostandone continuamente limiti e confini. Ci restituisce ogni possibile vibrazione di desiderio e ricordo, di sirene vibranti, di luce scagliata tra le onde bluastre, di trasparenze d'acqua stratificate, di luminescente immaterialità della materia. Mare e luce, dunque, come luogo in cui si condensano memorie e prefigurazioni che fanno parte di noi come frammenti di una verità storica insostituibile. Il mare è la sua terra, luogo familiare acceso e odoroso di luce di cui afferra modulazioni profonde che confermano e rafforzano una fisica misteriosa e perfetta. Crea una architettura preziosa e sacrale in cui difendere azzurre luminose percezioni sonore di vita e di storia di cui sono rimasti i silenzi e i segreti che il suo mare ha protetto e ha tramutato in "qualcosa di ricco e di strano".
Nascono dal mare o dalla terra le forme di Iginio Iurilli? In un abile e magico scorrere ripetitivo tutto sembra ritornare identico, la natura si stacca da se stessa, si individua, si riforma, si cancella e si riforma ancora stabilizzandosi e circoscrivendosi nel colore. Elimina ogni orpello retorico, la forma ricca ma assunta al minimo, è esemplificazione, essenzialità in cui l'opera si consuma e si interna accogliendone il soffio vitale, il senso della materia. Nella trasformazione è la radice e l'unità del tutto, come nella natura, e Iurilli è un "paesaggista" che modella con abilità e saggezza creativa. Ridefinisce, ripresenta forme, sviluppa fascinosi percorsi di terracotta con colori spesso giocosi e frivoli in un immaginario poetico nel quale è possibile identificare la bellezza nella uniformità della varietà, nell'unità del diverso, nella simmetria della composizione, nell'ordine e nella regolarità.
Le donne e gli uomini qualunque delle case della nostre città di Giuseppe Sylos Labini, sono ritratti e ristretti nelle situazioni banali e consuete di tutti i giorni. Abitano stanze senza pareti, in pose spontanee, naturali e quotidiane, si riflettono in uno specchio fotografico. Fascinati dal micro linguaggio plastico e incolore, lo sguardo tende a isolare ogni singola forma, le figure si staccano e si autonomizzano dal contesto complessivo, in metafisica dimensione performativa e appaiono attori di un teatro dell'incomunicabilità. Non parlano, non si cercano tra di loro e non inseguono un contatto con lo spettatore, ma guardano solo se stessi. Non interessa a Sylos la caratterizzazione fisiognomica, ma sembra marcare la solitudine dell'uomo, ne problematizza la realtà restituendoci presenze mute e "indaffarate", testimoni di quel globalismo che ha determinato esplosive trasformazioni nella percezione del tempo e dello spazio nella società.
Patrizia Piccinni si mostra nei suoi oggetti, nella esposizione di elementi raccolti da un personale mondo quotidiano. Sovrappone e organizza realtà di esperienze vissute per dare loro una sola immagine, un unico momento fissato di convivenza, di dialogo temporaneo, non pensando di offrirci argomentazioni o sollecitazioni. Avverte l'ineluttabile necessità di configurare uno spazio per essere, esponendo un bagaglio esistenziale costruito come figura di sé, della propria identità lucidamente illuminata senza possibilità di deviazioni coloristiche, affidata ad un bianco compatto che invita lo spettatore ad entrare nella sua intimità con discrezione, in silenzio.
Valentina Chiffi conserva anche in queste nuove opere il gusto e il piacere del gioco. Il prelievo è dal mondo animale. Immagini di cani defunzionalizzati, intorno ai quali viene innescato un processo di cambiamento fondato sull'equilibrio. Il contesto spaziale tradizionale viene annullato con la creazione di una linea d'orizzonte che restituisce alla figura un nuovo equilibrio. Un mutamento di senso e di percorso che non diminuisce o annulla il valore della conoscenza. Chiffi riprogramma il mondo spostandosi attraverso varchi spaziali con procedure di fabbricazione spaesanti e giocose.
Suggestiona di Susanna Serpas Soriano il dinamismo della forma geometrica deviata a scomporre e a riflettere la corporeità. Costringe il corpo a diventare nuova forma per poi affondarlo nell'enigma spostandolo perentoriamente in spazi emozionali. In avvicinamenti e distanziamenti costruisce un nuovo modo di guardare in componenti di finzione e realtà . Serpas cerca gli effetti potenti di una logica autonoma, lontana da schemi percettivi consueti, traiettorie eccentriche svelano connessioni che hanno perso la loro naturalità corporea conquistando uno spazio artistico dissimulato tra tagli netti e severi in cui il corpo non si identifica coi limiti anatomici " ... ma che mi fa essere ... là dove arriva la mia presenza".
Raccomandabili Sez. A
Giulio De Mitri, Iginio Iurilli, Giuseppe Sylos Labini
Valentina Chiffi, Susana Serpas Soriano, Patrizia Piccinni
Dal 28 aprile al 23 maggio 2009
Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Dal catalogo della Mostra , di seguito il testo curato da Giustina Coda.
"Sei artisti che si incontrano con modalità espressive estranee le une alle altre, in un felice senso del confronto, del dialogo di esperienze diverse in cui la forza artistica e intellettuale già sedimentata dei tre veterani si coniuga con l'energia sperimentale delle giovani reclute.
Giulio De Mitri conserva e protegge in teche vitali una liquidità di colore, materia e luce. Artista dell'operare raffinato e complesso, con linguaggio fortemente autonomo e sapiente, declina vita di natura mitica e reale spostandone continuamente limiti e confini. Ci restituisce ogni possibile vibrazione di desiderio e ricordo, di sirene vibranti, di luce scagliata tra le onde bluastre, di trasparenze d'acqua stratificate, di luminescente immaterialità della materia. Mare e luce, dunque, come luogo in cui si condensano memorie e prefigurazioni che fanno parte di noi come frammenti di una verità storica insostituibile. Il mare è la sua terra, luogo familiare acceso e odoroso di luce di cui afferra modulazioni profonde che confermano e rafforzano una fisica misteriosa e perfetta. Crea una architettura preziosa e sacrale in cui difendere azzurre luminose percezioni sonore di vita e di storia di cui sono rimasti i silenzi e i segreti che il suo mare ha protetto e ha tramutato in "qualcosa di ricco e di strano".
Nascono dal mare o dalla terra le forme di Iginio Iurilli? In un abile e magico scorrere ripetitivo tutto sembra ritornare identico, la natura si stacca da se stessa, si individua, si riforma, si cancella e si riforma ancora stabilizzandosi e circoscrivendosi nel colore. Elimina ogni orpello retorico, la forma ricca ma assunta al minimo, è esemplificazione, essenzialità in cui l'opera si consuma e si interna accogliendone il soffio vitale, il senso della materia. Nella trasformazione è la radice e l'unità del tutto, come nella natura, e Iurilli è un "paesaggista" che modella con abilità e saggezza creativa. Ridefinisce, ripresenta forme, sviluppa fascinosi percorsi di terracotta con colori spesso giocosi e frivoli in un immaginario poetico nel quale è possibile identificare la bellezza nella uniformità della varietà, nell'unità del diverso, nella simmetria della composizione, nell'ordine e nella regolarità.
Le donne e gli uomini qualunque delle case della nostre città di Giuseppe Sylos Labini, sono ritratti e ristretti nelle situazioni banali e consuete di tutti i giorni. Abitano stanze senza pareti, in pose spontanee, naturali e quotidiane, si riflettono in uno specchio fotografico. Fascinati dal micro linguaggio plastico e incolore, lo sguardo tende a isolare ogni singola forma, le figure si staccano e si autonomizzano dal contesto complessivo, in metafisica dimensione performativa e appaiono attori di un teatro dell'incomunicabilità. Non parlano, non si cercano tra di loro e non inseguono un contatto con lo spettatore, ma guardano solo se stessi. Non interessa a Sylos la caratterizzazione fisiognomica, ma sembra marcare la solitudine dell'uomo, ne problematizza la realtà restituendoci presenze mute e "indaffarate", testimoni di quel globalismo che ha determinato esplosive trasformazioni nella percezione del tempo e dello spazio nella società.
Patrizia Piccinni si mostra nei suoi oggetti, nella esposizione di elementi raccolti da un personale mondo quotidiano. Sovrappone e organizza realtà di esperienze vissute per dare loro una sola immagine, un unico momento fissato di convivenza, di dialogo temporaneo, non pensando di offrirci argomentazioni o sollecitazioni. Avverte l'ineluttabile necessità di configurare uno spazio per essere, esponendo un bagaglio esistenziale costruito come figura di sé, della propria identità lucidamente illuminata senza possibilità di deviazioni coloristiche, affidata ad un bianco compatto che invita lo spettatore ad entrare nella sua intimità con discrezione, in silenzio.
Valentina Chiffi conserva anche in queste nuove opere il gusto e il piacere del gioco. Il prelievo è dal mondo animale. Immagini di cani defunzionalizzati, intorno ai quali viene innescato un processo di cambiamento fondato sull'equilibrio. Il contesto spaziale tradizionale viene annullato con la creazione di una linea d'orizzonte che restituisce alla figura un nuovo equilibrio. Un mutamento di senso e di percorso che non diminuisce o annulla il valore della conoscenza. Chiffi riprogramma il mondo spostandosi attraverso varchi spaziali con procedure di fabbricazione spaesanti e giocose.
Suggestiona di Susanna Serpas Soriano il dinamismo della forma geometrica deviata a scomporre e a riflettere la corporeità. Costringe il corpo a diventare nuova forma per poi affondarlo nell'enigma spostandolo perentoriamente in spazi emozionali. In avvicinamenti e distanziamenti costruisce un nuovo modo di guardare in componenti di finzione e realtà . Serpas cerca gli effetti potenti di una logica autonoma, lontana da schemi percettivi consueti, traiettorie eccentriche svelano connessioni che hanno perso la loro naturalità corporea conquistando uno spazio artistico dissimulato tra tagli netti e severi in cui il corpo non si identifica coi limiti anatomici " ... ma che mi fa essere ... là dove arriva la mia presenza".
Raccomandabili Sez. A
Giulio De Mitri, Iginio Iurilli, Giuseppe Sylos Labini
Valentina Chiffi, Susana Serpas Soriano, Patrizia Piccinni
Dal 28 aprile al 23 maggio 2009
Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.