Opera/Works - Festival dell'arte contemporanea
E se l'artista sbuca dal buco ? E' o non è arte?
Oggi vediamo la Pivi che imbriglia asini e Cattelan che sfonda pavimenti. Opere che nascono da un mix di fantasia, denuncia e fatica.
Con la sua terza edizione OPERE/WORKS il festival dell’arte Contemporanea di Faenza mette dal 21 al 23 maggio, appunto, l’opera d’arte al centro del dibattito e della relazione con lo spettatore. Cosa rappresenta l’opera d’arte ai nostri giorni? Quale è il suo ruolo nella società? Espressione di un determinato contesto culturale e sociale o della biografia dell’artista, l’opera è stata nei secoli mezzo di comunicazione, veicolo didattico, strumento del potere, oggetto votivo, atto di denuncia, portatrice di innovazione, scardinamento del linguaggio, avanguardia…
L’arte contemporanea, negli ultimi anni, ha conquistato un grande, positivo ascendente sul pubblico, confermando il proprio ruolo di interprete della società e dei suoi mutamenti, ma spesso è stata anche identificata con fenomeni di costume, puro entertainment, glamour a tutti i costi, incoraggiando un rapporto di subalternità tra significato e necessità mondane. Anche a fronte di una crisi economica che sembra essere diventata l’imperativo categorico di tutti i settori, non ultimo quello dell’arte e della cultura contemporanea, ciò che viene richiesto è il recupero di un sistema di valori che consolidi un approccio più diretto ed autentico con il fruitore e tra coloro che contribuiscono, con il proprio lavoro, a tradurre le idee in opere. Come lo stesso successo del festival, – un momento in cui non si vede l’arte, ma si parla e si riflette sui suoi messaggi – ha dimostrato, cresce l’esigenza di recuperare un’esperienza dell’arte autentica e di tornare a ragionare sui suoi messaggi.OPERE/works torna alla radice dell’arte e invita il pubblico a “guardare” le opere in profondità, ad ascoltarne l’anima e la voce. Linguaggio, immagini e pensiero sono, infatti, strettamente collegati nella contemporaneità e nell’esperienza che l’artista propone allo sguardo del fruitore, innescando mille possibili narrazioni e percorsi all’interno delle pratiche del fare arte. Nei meccanismi di interpretazione intervengono, inoltre, risvolti che affondano le proprie radici nello statuto filosofico, antropologico e sociologico dell’opera d’arte, chiarendo il ruolo che essa assume e ribadisce continuamente nella società e le possibili connessioni tra l’opera stessa, gli spettatori e il mondo.
Per saperne di più : http://www.festivalartecontemporanea.it/pensare-fare-dire-l-arte-contemporanea-a-faenza
Oggi vediamo la Pivi che imbriglia asini e Cattelan che sfonda pavimenti. Opere che nascono da un mix di fantasia, denuncia e fatica.
Con la sua terza edizione OPERE/WORKS il festival dell’arte Contemporanea di Faenza mette dal 21 al 23 maggio, appunto, l’opera d’arte al centro del dibattito e della relazione con lo spettatore. Cosa rappresenta l’opera d’arte ai nostri giorni? Quale è il suo ruolo nella società? Espressione di un determinato contesto culturale e sociale o della biografia dell’artista, l’opera è stata nei secoli mezzo di comunicazione, veicolo didattico, strumento del potere, oggetto votivo, atto di denuncia, portatrice di innovazione, scardinamento del linguaggio, avanguardia…
L’arte contemporanea, negli ultimi anni, ha conquistato un grande, positivo ascendente sul pubblico, confermando il proprio ruolo di interprete della società e dei suoi mutamenti, ma spesso è stata anche identificata con fenomeni di costume, puro entertainment, glamour a tutti i costi, incoraggiando un rapporto di subalternità tra significato e necessità mondane. Anche a fronte di una crisi economica che sembra essere diventata l’imperativo categorico di tutti i settori, non ultimo quello dell’arte e della cultura contemporanea, ciò che viene richiesto è il recupero di un sistema di valori che consolidi un approccio più diretto ed autentico con il fruitore e tra coloro che contribuiscono, con il proprio lavoro, a tradurre le idee in opere. Come lo stesso successo del festival, – un momento in cui non si vede l’arte, ma si parla e si riflette sui suoi messaggi – ha dimostrato, cresce l’esigenza di recuperare un’esperienza dell’arte autentica e di tornare a ragionare sui suoi messaggi.OPERE/works torna alla radice dell’arte e invita il pubblico a “guardare” le opere in profondità, ad ascoltarne l’anima e la voce. Linguaggio, immagini e pensiero sono, infatti, strettamente collegati nella contemporaneità e nell’esperienza che l’artista propone allo sguardo del fruitore, innescando mille possibili narrazioni e percorsi all’interno delle pratiche del fare arte. Nei meccanismi di interpretazione intervengono, inoltre, risvolti che affondano le proprie radici nello statuto filosofico, antropologico e sociologico dell’opera d’arte, chiarendo il ruolo che essa assume e ribadisce continuamente nella società e le possibili connessioni tra l’opera stessa, gli spettatori e il mondo.
Per saperne di più : http://www.festivalartecontemporanea.it/pensare-fare-dire-l-arte-contemporanea-a-faenza