Dalla nuova maniera al postmoderno di Matteo Masiello
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In esposizione ventiquattro opere che offrono uno spaccato degli ultimi trent'anni di attività dell'artista.
La mostra, visitabile fino al prossimo 20 settembre sarà aperta dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 20,30.
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"L'irruenza dell'illusorio , dell'allegorico , del magico nel quadro della realtà è la cifra dominante dell'ultimo Masiello . Autodidatta , pugliese di Palo del Colle (ma vive e opera a Bitonto ), giramondo per necessità e per vocazione , Masiello convince pubblici molto diversi - dagli Usa all'Est europeo in cui è "di casa".
La sua produzione si è via via affrancata dalle ambizioni avanguardistiche anni Settanta (neofigurativismo, arte povera) , per approdare ad una semplicità ironica e ad una sapienza delle citazioni che coniugate con l'inesausta passione per il colore e il dominio della tecnica , ne fanno un buon artista , un talento visionario e limpido , onesto nel restituire tormenti e interrogativi del vivere .
Masiello rifugge da ogni ermetismo superfluo , è animato dal desiderio di comunicare (donde viene pure il suo prediligere le dimensioni grandi e i soggetti corali) , ma ci ricorda una verità tanto radicale quanto desueta : la comunicazione è irriducibile all'appiattimento , all'informazione , alla banalizzazione tipici dell'abito televisivo che tutti oggi volenti o nolenti indossiamo. Si comunica autenticamente ,invece , nell'ambito di un sistema simbolico , di sogni ineffabili , di dialoghi chiaroscurali .
I suoi quadri sono perciò fecodanti dall'ibrido di mito e di realtà , talvolta di sacro e di profano , che si riproduce in giochi di specchi - immagini nelle immagini , cornice nella cornice - per suggerire , ed ecco l'ironia , che siamo pur sempre di fronte a una finzione , a siparietti esistenziali , "all'inutilità del pittore". Tuttavia questa ironia non lo scoraggia dal mettere in scena i suoi personaggi , gli affreschi di mondanità dolente , alcune fughe esotiche in mercatini arabi , le crocifissioni , le feste nuziali , un'infanzia fabulatoria , la morte e i riti di passaggio che tutte le età non smettono di imporci , persino certi incubi "virtuali che cominciano a popolare il nostro orizzonte .
Si è scritto della sua pittura che rievoca i Grandi Nordici (Bosch per la commistione di tragico e grottesco , Ensor per quella fra espressionismo e surrealismo ante litteram ) , e certo Masiello non è artista che si bei nell'aurea mediocritas mediterranea . Eppure c'è calore nelle sue opere , c'è l'umanissima indulgenza per le maschere che la natura ci affibia e alle quali è spesso vano ribellarsi , c'è una metafisica stemperata nella compassione , c'è De Chirico che fa l'occhietto a Fellini ." Oscar Iarussi , giornalista e critico d'arte