Il Silenzio di Furio Cavallini in mostra nelle sale espositive del Comune Vecchio.

Con la lettura tematica originale ed installativa di Francesco Bozolo, organizzata in collaborazione con Giovanni Cavallini e con Coop. “Il Cosmo”, una mostra inedita e ricchissima di numeri e di nuove suggestioni, riporta sulla scena Furio Cavallini, artista scomparso nel giugno 2012, protagonista ora della mostra “Il Silenzio

Patrocinata dal Comune di Cecina, sarà in corso dall’11 al 25 novembre 2018 (inaugurazione domenica 11 novembre ore 17.30), a Cecina (LI), nelle sale espositive del Comune Vecchio. In esposizione inusuali dipinti ad olio su carta insieme ai disegni realizzati nell'ex manicomio di Trieste” nel 1987, raramente esposti. 

Elegante come gli intellettuali di Corrente, schietto, forte ed autentico come la sua terra, fra la Valdicecina e la Maremma dove è nato e ritornato, attualizzatore della trasfigurazione concettuale cezanniana nella figurazione, espressionista temerario, Cavallini ha dipinto il suono tacito di grandi verità esistenziali, nel silenzio rivelatore delle sue creazioni. 

Inusuali per l’artista i fogli giganti, che aprono le voragini di una lezione espressionista dalla straordinaria danza di vita e morte, di inquietudine e di slancio vitale, di fiera solitudine e di persistenti, eterne, malinconie. Presenze assenti scivolano, ruotano, si posano stanche su sobrie poltrone. Sono giacche ricorrenti, involucro quasi “scultoreo” di anime tormentate, alla ricerca di un senso, appaiono, si manifestano drammaticamente in bilico sul vuoto eterno e potentemente evocativo, fissato dal grigio piombo impastato nei rosa, nei verdi nei marroni. Figure partorite con dolore creativo dalla tavolozza irripetibile, elegantemente sporcata da reminiscenze industriali, di Furio Cavallini, operaio a Piombino e intellettuale a Milano, amico dello scrittore Luciano Bianciardi. 

Pennellate dense, sfumate con sofferta ricerca, chiamano in causa la luce che s’impasta con la materia pittorica rivelando la fatica e la solitudine di una lunga storia, che assume nel tempo le ragioni del mistero, a partire dalle fievoli luci di un crepuscolare quotidiano. 

I disegni, come i dipinti, sembrano emergere, concessi dall’infinito, dalla prospettiva interna del supporto vuoto. Più dichiaratamente espressionisti, presentano il carattere ed il sentimento, di una inadeguatezza raccontata senza retorica e con spontanea fierezza finale. Il silenzio sembra arrivare dall’interno della figura e ovattare lo spazio stesso, come nei dipinti. Mentre il tuono muto degli sguardi, il persistere sul niente dei contorni e volumi dei volti distorti dalle ragioni dell’anima, va diretto verso lo spettatore. Sono i “DISEGNI nell'ex manicomio di Trieste”, realizzati da Cavallini nell’anno 1987. 


Furio Cavallini (Piombino 1929 - Cecina 2012), è il primo di tre fratelli di una famiglia operaia che nel 1941, a causa della guerra, si trasferisce a Riparbella (PI), paese natale del padre. Nel 1946 la famiglia ritorna a Piombino e anche Furio va a fare l’operaio metalmeccanico nella grande industria, ma inizia contemporaneamente a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. 

Nel 1952 lascia la fabbrica e si trasferisce a Firenze. Nel 1953 va a vivere a Milano e frequenta l’Accademia di Brera, partecipando alla vita culturale dell’epoca. Nel 1960 conosce Deanna, compagna della sua vita, con cui ha due figli. Nel 1966 decide di andare a vivere con la famiglia a Firenze. Nel 1967 Cavallini viene chiamato a insegnare come assistente al liceo artistico. L’insegnamento e la pittura lo assorbono completamente, ma il ricordo della metropoli lombarda lo spinge a trasferirsi di nuovo a Milano nel 1973, dove diventa titolare della cattedra di figura disegnata al Liceo Artistico di Busto Arsizio (Varese). Nel 1977 lascia l’insegnamento dedicandosi completamente alla pittura, allestendo mostre in Italia ed all’estero. Nel 1997 ritorna a Riparbella, dove vive fino al 2004, anno in cui si trasferisce a Cecina, luogo dove ha vissuto e lavorato fino al 2 giugno 2012, giorno in cui ci ha lasciato.

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