Presentazione del Primo Tomo del Catalogo ragionato GIUSEPPE CAPOGROSSI di Skira editore

E' stato presentato questa sera alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma il volume "Giuseppe Capogrossi. Catalogo ragionato. Tomo primo (1924-1949)" pubblicato da Skira editore.
 
Questo tomo del Catalogo ragionato dell’opera di Giuseppe Capogrossi (Roma 1900-1972) - voluto dalla Fondazione Archivio Capogrossi - è curato da Guglielmo Capogrossi, Presidente della Fondazione Archivio Capogrossi e da Francesca Romana Morelli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, membro del Comitato scientifico della Fondazione. Il volume è stato realizzato anche grazie al contributo di Fendi, che continua così quel suo legame con Capogrossi, di cui acquistò l’opera Il temporale (in copertina), poi donata alla Galleria nazionale d’arte moderna. Quella per Capogrossi, allora e oggi, è per Fendi una “scelta sentimentale”, per la profonda consonanza con un artista che ha saputo rappresentare e interpretare Roma, la vita del tempo, le luci, il fiume, con spirito nuovo e idealmente affine alla ricerca che l’azienda ha intrapreso fin dal 1925.
 
Il volume raccoglie per la prima volta in modo esaustivo la ricerca del pittore dai suoi esordi fino al 1949, cioè fino alla nascita del segno. Si scopre, leggendo il saggio introduttivo, che questa conquista iconografica è stata preceduta da una lenta e travagliata crisi artistica durata una decina di anni. Il volume mostra come l’artista - fin dalla formazione avvenuta negli anni venti- metta a punto in maniera innata quegli strumenti e quelle scelte operative di fondo, che lo porteranno a diventare uno dei massimi esponenti della corrente informale in campo internazionale.
 

Nel volume sono catalogati, insieme ai lavori più conosciuti, anche numerosissimi inediti e opere finora disperse, che hanno permesso di ricostruire il percorso di acquisizione da parte dell’artista di una propria identità figurativa, che lo ha reso una delle figure di maggiore rilevanza nell’ambito della Scuola romana e più in generale del panorama artistico italiano, in un diretto confronto con la cultura parigina degli anni Trenta. Non meno importante è il successivo periodo, iniziato alla fine dello stesso decennio, quando l’artista avverte la necessità interiore di sperimentare nuove strade per il suo linguaggio: “Al principio ho usato immagini naturali, paragoni o affinità derivate dal mondo visibile – dichiarerà più tardi Capogrossi – poi ho cercato di esprimere direttamente il senso dello spazio che era dentro di me e che realizzavo compiendo gli atti di ogni giorno”. Negli anni Quaranta il tema delle “ballerine”, insieme ad articolate nature morte, si declina infine in un gruppo di opere che rielaborano i moduli figurativi in una direzione sempre più astratta, fino all’invenzione del suo famoso “segno”.
 
Nel Catalogo sono presentate circa 600 opere ordinate cronologicamente e suddivise per tecnica (dipinti, opere su carta, grafica), ciascuna corredata da una dettagliata scheda tecnico-critica. Completano lo studio saggi critici dei due autori e un’introduzione di Bruno Mantura al quale si deve la riscoperta, negli anni settanta, del Capogrossi figurativo, in occasione della grande mostra personale dell’artista alla Galleria nazionale d’arte moderna (1974-1975).
 
A conclusione, un esteso regesto biografico e una bibliografia con pretesa di completezza, in modo che il catalogo possa rivelarsi un utile strumento di lavoro per gli studiosi, gli addetti ai lavori, ma anche per gli appassionati.
 

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