Le FACES di Vincenzo Mascoli
Sarà inaugurato questa sera -oggi è il 26 settembre 2010, per chi non lo avesse in mente- alle ore 19.00 il "test" della Mafè Gallery, un concept store che vuole rappresentare e divenire uno spazio per l’arte "abitata”, "vissuta".... vista, insomma. Con la mostra personale di pittura del giovane artista coratino Vincenzo Mascoli.
Si tratta di un contenitore multiprospettico in cui la creatività a largo raggio si allontana dagli ingessati e tradizionali luoghi consueti, sempre più distanti dalla vita reale, e scende nel quotidiano, avvicinando l’artista, il fotografo, lo scrittore, il ‘creativo’ in genere allo spettatore, rendendo fruibile e accessibile un’esperienza, quella dell’incontro con l’arte, non solo culturale, ma anche e soprattutto ‘emozionale’.
Ad inaugurare questo nuovo spazio per una poliedrica concezione dell’immagine un giovane artista, Vincenzo Mascoli, con una serie di 26 tavole a tecnica mista che propongono altrettanti ritratti ‘contemporanei’.“Chi sono? Dove voglio arrivare? Dipingere, dipingere, dipingere; rappresentare”.
Nelle stesse parole dell’artista il senso della sua operazione, strettamente legata al progetto della Galleria, che ne ospiterà i lavori da oggi e per i tre mesi successivi, prima di passare il testimone ad una serie di altri giovani che, come lui, si cimentano nel difficile corpo a corpo con la tela in un’epoca che ha perso il valore del ‘segno’ che serva a svelare la realtà, a denunciarne bellezze e vizi, a descriverla e a cercare di coglierne l’essenza.
I ritratti, programmaticamente tutti della stessa dimensione e composti con la stessa tecnica pittorica, per dare ad ognuno di essi la stessa dignità e lo stesso valore, accampano in primo piano la figura rappresentata, colta in un gesto, in una espressione, in un significato dell’esistenza che, riversati sulla tela, rendono la luce nascosta di quella stessa esperienza ‘vitale’.
Meglio diremmo, qui, ‘emozionale’, giacchè la serie dei venti ritratti rappresenta altrettanti fotogrammi di una stessa sequenza mentale, come frammenti fotografici della mente riplasmati nel colore e nelle linee, a volte dando più importanza al segno, altre al colore, dispiegato sempre nella consueta gamma tonale dell’artista, dal blu di prussia stemperato nel turchese allo scarlatto che vira fino ai toni dell’ocra, con una predilezione per le larghe campiture di nerofumo, antracite e grigi fino alla luce quasi smaltata del bianco.
Il rilievo quasi plastico dato a ciascun volto, non a caso privo di identità ma contraddistinto solo da una sigla, serve all’artista a fissare l’attenzione proprio sulla unicità e sull’espressività di ogni singolo soggetto rappresentato, che perde i connotati di ruolo sociale, provenienza, anagrafe per aggregarsi agli altri sull’onda, appunto, del rilievo ‘emozionale’: ciascun volto, ritratto spesso in un contesto che fa uso del collage e di più piani prospettici, rappresenta la propria esperienza e il senso che ha nel mondo attraverso il proprio ritratto e la densità degli oggetti e delle allusioni rappresentate dietro di sé.
E l’artista, con questo stratagemma, lega se stesso all’opera rappresentata, che ritrae tanta parte del suo mondo, sognato vissuto immaginato incontrato; e così facendo, creando questo legame ‘emozionale’, ritrasmette la stessa emozione all’osservatore di fronte alla tela.
Scopo e bellezza di questa operazione artistica è, per Mascoli, costituire un tramite, un ponte fra sé e la realtà ritratta e fra l’opera e lo spettatore e, insieme, fra sé e l’osservatore, in una volontà di ‘racconto’ che lo allontana da un’arte da museo e inattingibile. “Chi sono? Dove voglio arrivare?”: all’arte che ritragga il presente della vita.
Si tratta di un contenitore multiprospettico in cui la creatività a largo raggio si allontana dagli ingessati e tradizionali luoghi consueti, sempre più distanti dalla vita reale, e scende nel quotidiano, avvicinando l’artista, il fotografo, lo scrittore, il ‘creativo’ in genere allo spettatore, rendendo fruibile e accessibile un’esperienza, quella dell’incontro con l’arte, non solo culturale, ma anche e soprattutto ‘emozionale’.
Ad inaugurare questo nuovo spazio per una poliedrica concezione dell’immagine un giovane artista, Vincenzo Mascoli, con una serie di 26 tavole a tecnica mista che propongono altrettanti ritratti ‘contemporanei’.“Chi sono? Dove voglio arrivare? Dipingere, dipingere, dipingere; rappresentare”.
Nelle stesse parole dell’artista il senso della sua operazione, strettamente legata al progetto della Galleria, che ne ospiterà i lavori da oggi e per i tre mesi successivi, prima di passare il testimone ad una serie di altri giovani che, come lui, si cimentano nel difficile corpo a corpo con la tela in un’epoca che ha perso il valore del ‘segno’ che serva a svelare la realtà, a denunciarne bellezze e vizi, a descriverla e a cercare di coglierne l’essenza.
I ritratti, programmaticamente tutti della stessa dimensione e composti con la stessa tecnica pittorica, per dare ad ognuno di essi la stessa dignità e lo stesso valore, accampano in primo piano la figura rappresentata, colta in un gesto, in una espressione, in un significato dell’esistenza che, riversati sulla tela, rendono la luce nascosta di quella stessa esperienza ‘vitale’.
Meglio diremmo, qui, ‘emozionale’, giacchè la serie dei venti ritratti rappresenta altrettanti fotogrammi di una stessa sequenza mentale, come frammenti fotografici della mente riplasmati nel colore e nelle linee, a volte dando più importanza al segno, altre al colore, dispiegato sempre nella consueta gamma tonale dell’artista, dal blu di prussia stemperato nel turchese allo scarlatto che vira fino ai toni dell’ocra, con una predilezione per le larghe campiture di nerofumo, antracite e grigi fino alla luce quasi smaltata del bianco.
Il rilievo quasi plastico dato a ciascun volto, non a caso privo di identità ma contraddistinto solo da una sigla, serve all’artista a fissare l’attenzione proprio sulla unicità e sull’espressività di ogni singolo soggetto rappresentato, che perde i connotati di ruolo sociale, provenienza, anagrafe per aggregarsi agli altri sull’onda, appunto, del rilievo ‘emozionale’: ciascun volto, ritratto spesso in un contesto che fa uso del collage e di più piani prospettici, rappresenta la propria esperienza e il senso che ha nel mondo attraverso il proprio ritratto e la densità degli oggetti e delle allusioni rappresentate dietro di sé.
E l’artista, con questo stratagemma, lega se stesso all’opera rappresentata, che ritrae tanta parte del suo mondo, sognato vissuto immaginato incontrato; e così facendo, creando questo legame ‘emozionale’, ritrasmette la stessa emozione all’osservatore di fronte alla tela.
Scopo e bellezza di questa operazione artistica è, per Mascoli, costituire un tramite, un ponte fra sé e la realtà ritratta e fra l’opera e lo spettatore e, insieme, fra sé e l’osservatore, in una volontà di ‘racconto’ che lo allontana da un’arte da museo e inattingibile. “Chi sono? Dove voglio arrivare?”: all’arte che ritragga il presente della vita.