Il Confine Magico di Michele Zaza alla 54 Arte Contemporanea di Molfetta
La '54 arte contemporanea' - nuovo spazio espositivo in Molfetta - sta ospitando una importante nonchè interessante mostra personale di Michele Zaza dal titolo Confine Magico, che comprende una serie di collages inediti e una installazione con immagini fotografiche e sculture in legno realizzata appositamente per gli spazi espositivi. La mostra sarà visitabile in via Baccarini, 54 a Molfetta (BA) fino all'8 aprile 2012, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 17.30 alle 20.30.
Attraverso la fotografia intesa come mezzo per fissare le proprie riflessioni esistenziali, Zaza si concentra sul corpo – in particolare sul volto, suo e dei suoi famigliari – per elaborare una speculazione intellettuale e dunque attivare un percorso emozionale per immagini che arriva a trascendere la dimensione del soggetto rappresentato, comunicando così un messaggio universale.
All’interno della ricerca dell’artista, il corpo e il volto diventano il fulcro, l’interfaccia con il mondo, lo schermo su cui proiettare il risultato della propria astrazione. Per questa ragione, il corpo ma soprattutto il volto si trasfigura. È dipinto di blu per indicare un’idea di trascendenza, di bianco per focalizzare un punto di energia vitale, di marrone per manifestare un legame con la terra, di nero per segnare una zona di silenzio. Nell’universo dei simboli che Zaza viene man mano elaborando, esiste dunque un codice cromatico: tanto che i volti presenti nelle sue opere sono assimilabili a vere e proprie icone, ritratti sospesi nel tempo e nello spazio, autentiche proiezioni di una spiritualità.
Attraverso un utilizzo della luce mirato ad una teatralità estrema, Zaza fa dunque emergere i volti da uno sfondo scuro e misterioso, come nell’opera Cielo abitato, 1985, lavoro incentrato sui volti di Michele e di sua moglie Teresa illuminati da una luce caravaggesca.
I corpi e i volti ritratti nella mostra Apparizione cosmica si nutrono di forme plastiche, spesso in legno, di elementi cosmici archetipici, all’interno di una libera creatività che tutto reinventa e al tempo stesso tutto promuove. È nella rappresentazione di un nuovo antro misterioso del vivente che si trova la possibilità di un universo immaginario, fatto di volti dorati, a volte con parti dipinte di azzurro, che appaiono e scompaiono nell’oscurità segreta dello spazio, volti animati dall’intrecciarsi di mani dipinte, sicuri di voler abitare con assolutezza una propria dimora cosmologica materiale e psichica. Un cosmo dove si sedimentano segni e simboli – le molliche di pane e il colore del cielo, le forme, le sculture e i gesti del corpo nei video o nelle foto. Un processo di visione onirica sviluppato nelle sembianze di un habitat umano trasformabile, capace di rigenerare l’invisibile quanto il potenziale visibile.
Una rappresentazione che mette insieme terra, cielo, uomo, coscienza. Una sorta di paradiso perduto dell’infanzia e della bellezza che permette una favola antropologica ritrovata, dove l’essere va oltre se stesso.
Attraverso la fotografia intesa come mezzo per fissare le proprie riflessioni esistenziali, Zaza si concentra sul corpo – in particolare sul volto, suo e dei suoi famigliari – per elaborare una speculazione intellettuale e dunque attivare un percorso emozionale per immagini che arriva a trascendere la dimensione del soggetto rappresentato, comunicando così un messaggio universale.
All’interno della ricerca dell’artista, il corpo e il volto diventano il fulcro, l’interfaccia con il mondo, lo schermo su cui proiettare il risultato della propria astrazione. Per questa ragione, il corpo ma soprattutto il volto si trasfigura. È dipinto di blu per indicare un’idea di trascendenza, di bianco per focalizzare un punto di energia vitale, di marrone per manifestare un legame con la terra, di nero per segnare una zona di silenzio. Nell’universo dei simboli che Zaza viene man mano elaborando, esiste dunque un codice cromatico: tanto che i volti presenti nelle sue opere sono assimilabili a vere e proprie icone, ritratti sospesi nel tempo e nello spazio, autentiche proiezioni di una spiritualità.
Attraverso un utilizzo della luce mirato ad una teatralità estrema, Zaza fa dunque emergere i volti da uno sfondo scuro e misterioso, come nell’opera Cielo abitato, 1985, lavoro incentrato sui volti di Michele e di sua moglie Teresa illuminati da una luce caravaggesca.
I corpi e i volti ritratti nella mostra Apparizione cosmica si nutrono di forme plastiche, spesso in legno, di elementi cosmici archetipici, all’interno di una libera creatività che tutto reinventa e al tempo stesso tutto promuove. È nella rappresentazione di un nuovo antro misterioso del vivente che si trova la possibilità di un universo immaginario, fatto di volti dorati, a volte con parti dipinte di azzurro, che appaiono e scompaiono nell’oscurità segreta dello spazio, volti animati dall’intrecciarsi di mani dipinte, sicuri di voler abitare con assolutezza una propria dimora cosmologica materiale e psichica. Un cosmo dove si sedimentano segni e simboli – le molliche di pane e il colore del cielo, le forme, le sculture e i gesti del corpo nei video o nelle foto. Un processo di visione onirica sviluppato nelle sembianze di un habitat umano trasformabile, capace di rigenerare l’invisibile quanto il potenziale visibile.
Una rappresentazione che mette insieme terra, cielo, uomo, coscienza. Una sorta di paradiso perduto dell’infanzia e della bellezza che permette una favola antropologica ritrovata, dove l’essere va oltre se stesso.
In occasione della mostra è stato pubblicato da 54Arte Contemporanea un volume monografico (a cura di Michele e Susanna Vitulano) sulla ricerca di Michele Zaza con particolare riferimento alle opere in mostra alla Galleria. Gratuito, in galleria.
Arte54
Franco Valenteart director
+39 335 7920658
+39 335 7920658
Michele Vitulano+39 349 8801122
Susanna Vitulano+39 339 3163281
Consulta il sito (in preparazione) : http://www.arte54.it/