Bologna dopo Morandi 1945-2015

Settant’anni di arte bolognese concentrata in 150 opere. Ecco la sfida della mostra “Bologna dopo Morandi 1945-2015”, curata da Renato Barilli, organizzata dalla Fondazione Carisbo e dalla sua società Genus Bononiae

L’hanno presentata a palazo Fava, dove l’esposizione sarà di scena da quest'oggi fino all’8 gennaio , il presidente di Genus Fabio Roversi Monaco e quello della Fondazione Carisbo Leone Sibani, al fianco di Barilli. Dopo l’ultima esperienza che passava in rassegna sette secoli di arte locale, ora ci si concentra sul periodo che va dal 1945 fino all’anno scorso. In ballo, questa volta, ci sono opere provenienti in gran parte dalle collezioni della stessa Fondazione Carisbo, dal Mambo e dalla Galleria comunale di Bologna, nonché dagli artisti stessi così come da altre collezioni pubbliche e private. 

C’e’ spazio per una settantina di artisti, tutti nati o attivi a Bologna e dintorni, che hanno influenzato con la loro personalita’ e il proprio stile la storia dell’arte bolognese dal secondo dopoguerra al 2015. Il percorso di mostra è articolato in 12 “stazioni”, ognuna delle quali prende le misure sui grandi fenomeni che in quegli anni si sono verificati a livello nazionale e internazionale. Si parte dall’immediato dopoguerra con i fermenti del post-cubismo, recepiti soprattutto da Sergio Romiti. Tra le tappe più sostanziose di questo percorso, emerge “l’Ultimo naturalismo” dovuto al maggiore critico del periodo, Francesco Arcangeli, considerato decisivo nel passaggio all’Informale. Verso la fine degli anni ‘50 comparve poi il giovane Concetto Pozzati, in marcia verso la Pop art.

Ma in mostra spicca anche la scuola di palazzo Bentivoglio, fondata da Vasco Bendini, dove affiorarono artisti, come Pier Paolo Calzolari, tra i migliori esponenti dell’Arte povera, e Luigi Ontani, attorno a cui si è realizzato il clima del postmoderno, o del citazionismo. Ma tra gli artisti esposti non può mancare Andrea Pazienza (ci sono le tavole di “Vita e gita”, “Betta sullo squalo” e “Pippo pistola”) al fianco dei suoi colleghi fumettisti. La mostra dà conto anche di presenze solitarie, come Nino Migliori, tra i più incisivi fotografi italiani, e degli esponenti della Nuova Officina Bolognese.



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