Paul Klee e l’ Italia alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma
Presso la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma è in corso (e fino al 27 gennaio 2013) una grande mostra sul rapporto di Paul Klee con l’Italia. Attraverso un articolato percorso che conta circa cento opere, sia di Klee sia di altri artisti stranieri ed italiani (Kandinsky, Moholy Nagy, Max Bill, Albers, Licini, Soldati, Perilli, Novelli ecc.), la mostra "Paul Klee e l’Italia" analizza l’influenza della cultura e dei paesaggi del nostro Paese sul lavoro dell’artista, rapportandosi alle varie fasi della sua biografia artistica dagli inizi al periodo Bauhaus e agli ultimi anni solitari a Berna.
Un dipinto di Klee in una elaborazione di Leonardo Basile |
Klee, nato in Svizzera ma cittadino tedesco, amava i paesi che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo, spesso mèta dei suoi viaggi di studio e delle sue vacanze. La critica ha già da tempo individuato nel viaggio a Tunisi del 1914 e in quello in Egitto nell’inverno 1928-1929 due soggiorni significativi del percorso creativo dell artista, momenti ispiratori di svolte artistiche e di riflessioni teoriche. Questa mostra intende approfondire, invece, lo studio dei molti viaggi compiuti dall’artista in Italia, sottolineando la grande influenza che essi hanno avuto sulla sua opera.
Paul Klee venne in Italia sei volte, a cominciare dal lungo viaggio di studio tra l’ottobre 1901 e il maggio 1902, nello spirito del classico Grand Tour di formazione, con Goethe e Burckhard come guide spirituali e numi tutelari. Roma, Napoli e Firenze sono le tre tappe principali di questo primo viaggio di apprendistato artistico, povero di risultati creativi, ma ricco di pensieri che saranno sviluppati negli anni successivi.
Klee ritorna nel nostro paese dapprima visitando la Sicilia, nel 1924 (Mazzarò) e nel 1931, poi l’isola d’Elba (Costruzioni portuali) nel 1926, Viareggio nel 1930 e, infine, nel 1932 Venezia. Durante questi viaggi visita anche Milano, Genova, Padova, Firenze, Ravenna, Pisa, l’amata Napoli e tutte le principali città siciliane. Ognuna di queste tappe gli ispira nuovi spunti di studio e in alcuni casi anche svolte stilistiche, come la fase pointilliste suggeritagli dalla visione dei mosaici bizantini di Ravenna (Croci e colonne, 1931).
Non meno significativo per il suo percorso creativo è l’incontro con il Futurismo che Klee apprezzava pur non conoscendone gli artisti. Elementi dell’estetica futurista, come la centralità del tema architettonico e il dinamismo delle forme, vengono analizzati e rielaborati da Klee in funzione del proprio linguaggio astratto (Astratto-guerresco, 1914 e Composizione urbana con finestre gialle, 1919).
Nei quattro decenni di attività artistica Klee ha così sviluppato quattro approcci differenti all’Italia. C’è la fase di studio dell’arte classica nei primi anni del Novecento, c’è il confronto con il Futurismo negli anni Dieci, ci sono le vacanze durante gli anni Venti, quando il ruolo di insegnante al Bauhaus gli consente dei regolari viaggi all’estero, c’è infine la ricreazione nostalgica di quel Sud mediterraneo, che la sclerodermia insorta nel 1935 gli impedirà di raggiungere ancora una volta.
La fortuna critica dell’artista in Italia, che prende il via soprattutto dalla sua partecipazione alle Biennali di Venezia, e le tante suggestioni e derivazioni della sua opera riscontrabili in molti artisti italiani, fanno di Klee uno degli artisti più interessanti nello scambio poetico-culturale-formale europeo del Novecento.
"Paul Klee e l’ Italia" - 9 ottobre 2012 / 27 gennaio 2013
A cura di Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, Roma
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