La 'Sorte' di Marlene Dumas
Una primavera nel segno dell’arte di Marlene Dumas, quella che si assapora "con gli occhi" alla Fondazione Stelline di Milano con la mostra "Sorte" della grande artista sudafricana: ventidue dipinti (di cui quindici pensati e realizzati proprio per l’appuntamento milanese) e quindici tra disegni e acquarelli storici. Fino al 17 giugno.
Marlene Dumas è stata una tra le figure più rilevanti delle ricerche espressive sorte a partire dagli anni Ottanta, quelle che universalmente hanno segnato il ritorno agli strumenti della pittura figurativa, e nella maggior parte dei casi ad un ruolo piuttosto tradizionale dell’artista e dell’arte in generale.
Il percorso espositivo milanese delinea i temi cari a Marlene Dumas: la crocifissione, le persone famose ma legate a vicende drammatiche, quelle “people in extreme suffering” che ritraggono l’umanità di cui la sua pittura si interessa.
Tra i quindici nuovi lavori proposti, tre sono legati alla storia del luogo stesso che ospita l’esposizione, l’excollegio delle giovani orfane, “le Stelline”, in Corso Magenta 61, raccontata attraverso una visione della loro situazione, tra sorte e accoglienza.
Marlene Dumas ha tratto dall’archivio fotografico tre immagini risalenti agli inizi del Novecento per idearne altrettanti dipinti.
Nel primo, si vede una classe di ragazzine riunita intorno alla loro insegnante: vestite coi grembiuli chiari, sedute o in piedi, attorniano la maestra in abito scuro e guardano l’obiettivo della macchina fotografica in attesa, probabilmente, dell’annuale fotografia della classe.
Gli altri ritraggono due bambine con la divisa con la quale usavano uscire all’esterno nelle loro visite ufficiali, per esempio per accompagnare un funerale, o anche per le loro passeggiate.
Fulcro della sua poetica si conferma l’attenzione costante per la dialettica tra l’elemento fisico e quello metafisico. Benché la maggior parte dei suoi “modelli” siano icone, o frammenti residui, della cultura cristiana, il crocefisso e la Pietà non sono soltanto simboli religiosi ma segni universali in cui la fede si unisce al dramma e l’amore interagisce con il dolore. L’immagine di Cristo “abbandonato” sulla croce - Forsaken, come il titolo della mostra inglese - è scelto dall’artista per il senso di sconforto e smarrimento che si prova davanti all’estrema possibilità dell’abbandono.
Marlene Dumas ha tratto dall’archivio fotografico tre immagini risalenti agli inizi del Novecento per idearne altrettanti dipinti.
Nel primo, si vede una classe di ragazzine riunita intorno alla loro insegnante: vestite coi grembiuli chiari, sedute o in piedi, attorniano la maestra in abito scuro e guardano l’obiettivo della macchina fotografica in attesa, probabilmente, dell’annuale fotografia della classe.
Gli altri ritraggono due bambine con la divisa con la quale usavano uscire all’esterno nelle loro visite ufficiali, per esempio per accompagnare un funerale, o anche per le loro passeggiate.
Fulcro della sua poetica si conferma l’attenzione costante per la dialettica tra l’elemento fisico e quello metafisico. Benché la maggior parte dei suoi “modelli” siano icone, o frammenti residui, della cultura cristiana, il crocefisso e la Pietà non sono soltanto simboli religiosi ma segni universali in cui la fede si unisce al dramma e l’amore interagisce con il dolore. L’immagine di Cristo “abbandonato” sulla croce - Forsaken, come il titolo della mostra inglese - è scelto dall’artista per il senso di sconforto e smarrimento che si prova davanti all’estrema possibilità dell’abbandono.
Note biograficheMarlene Dumas (Città del Capo, 1953) è un’artista di fama internazionale di origine sudafricana, ma olandese di adozione. Nel 1976, quando si trasferisce in Olanda, ad Haarlem, entra a far parte dell’Atelier ’63 e successivamente si sposta ad Amsterdam dove studia psicologia e dove attualmente vive e lavora. Nel 1983 tiene la sua prima mostra personale ad Amsterdam alla galleria Paul Andriesse e dai primi anni ’80 inizia ad esporre in numerose gallerie e spazi pubblici europei. Partecipa a Documenta IX (1992), alla Biennale di Johannesburg (1995) e a quella di Venezia dove condivide il padiglione olandese con Maria Roosen e Marijke van Warmerdam. Presenta mostre personali all'ICA di Philadelphia (1992), alla Tate Gallery di Londra (1996), al Centre Pompidou di Parigi (2001), all’Istituto d’Arte di Chicago (2003), al MOCA di Los Angeles e al MoMa di New York (2008). Le sue opere sono state esposte nei più prestigiosi musei del mondo e fanno parte delle più importanti collezioni pubbliche e private internazionali.